Tra storia e scienza: eventi e personaggi del sangue artificiale
La ricerca che esplora le alternative al sangue è iniziata
circa 150 anni fa. All’epoca, T. Gaillard Thomas, professore di Chimica e
Chirurgia alla Columbia, postulò che l'infusione endovenosa di latte vaccino,
un processo da lui definito "iniezioni di lattosio", avrebbe potuto avere
il potenziale per salvare vite umane. Lo studioso giustificò la sua posizione
enumerando le somiglianze chimiche tra il chilo linfatico e il latte,
sottolineando che entrambi sono grassi che vengono emulsionati nel fluido.
Thomas presentò tre casi studio di pazienti moribondi ai quali aveva iniettato
circa 8 once di latte vaccino fresco. A seguito dell’esperimento un paziente si
salvò, gli altri due morirono. Egli attribuì le loro morti ad altre complicanze
non correlate alle iniezioni di latte e sostenne che le iniezioni erano sicure
a condizione che fosse usato latte fresco.
Nonostante le affermazioni di Thomas, lo sviluppo di
sostituti del sangue si è logicamente rivolto alla creazione di soluzioni di
emoglobina, che sono state testate clinicamente all'inizio del 20 ° secolo. Le
caratteristiche di trasporto dell'ossigeno dell'emoglobina la rendevano la
scelta logica per i sostituti del sangue, ma i suoi usi rivelarono delle
conseguenze inaspettate.
Il chimico Amberson e i suoi colleghi condussero esperimenti
su gatti in cui sostituirono completamente il sangue degli animali con
l'emoglobina priva di cellule nella soluzione di Ringer lattato e dimostrarono
che la soluzione poteva sostenere la vita.
Tuttavia, i benefici erano di breve durata e il trattamento aveva
causato un danno renale significativo. Amberson e i colleghi abbandonarono i
loro studi e conclusero che le soluzioni di emoglobina richiedevano un
ulteriore sviluppo a causa della tossicità renale associata e dell'ipertensione
vascolare.
Negli anni '50, la Marina degli Stati Uniti trattò 47
marinai anemici e febbrili con una o più infusioni di soluzioni di emoglobina
libera. Diciassette marinai divennero ipertesi e 12 su 52 infusioni portarono a
segni di problemi renali. I marinai rimanenti che non ebbero problemi renali rivelarono
comunque effetti collaterali indesiderati.
A causa della tossicità renale causata dai sostituti a base
di emoglobina, l'interesse per queste soluzioni è diminuito e sono passati
diversi anni prima che venissero sviluppate soluzioni di emoglobina
utilizzabili senza stroma.
Fu nel 1966 che si iniziarono a studiare i perfluorocarburi
(PFC), una svolta nella ricerca del sangue artificiale, mentre dopo la guerra
in Vietnam iniziarono le ricerche sui trasportatori di ossigeno a base di
emoglobina (HBOC)
Per quanto riguarda invece il sangue artificiale nella storia contemporanea, i protagonisti indiscussi sono tutti quegli scienziati e ricercatori che da decenni ormai focalizzano il loro impegno sulla creazione di un valido surrogato.
Uno di questi è senza alcun dubbio Leland C. Clark Jr., biochimico americano famoso per l’invenzione dell’elettrodo Clark, un dispositivo utilizzato per misurare la quantità di ossigeno nel sangue, nell’acqua o in altri liquidi. A lui si deve l’invenzione dell’Oxycyte, una delle prime tipologie di sangue artificiale, in grado di trasportare ossigeno ai tessuti danneggiati. Il dottor Clark è deceduto nel 2005, dopo una lunga e proficua carriera costellata di premi e riconoscimenti accademici, ma il suo contributo si è rivelato fondamentale per aprire la strada ai suoi colleghi.
Un altro protagonista è Allan Doctor, che nei laboratori della Washington University a St. Louis manda avanti da anni la ricerca, conducendo sperimentazioni su piccoli roditori al fine di verificare la compatitilità del sangue artificiale con gli organismi viventi. Doctor è professore di pediatria e biochimica alla Washinton University nonché presidente e cofondatore della KaloCyte, l’azienda che produce il surrogato ErythroMe.
Questi sono solo due dei tantissimi personaggi che, seppur meno noti o affermati, portano avanti quotidianamente la ricerca sul sangue artificiale sperando, un giorno, di arrivare a una soluzione che possa salvare moltissime vite umane.
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